10 ottobre 2007

Metti una sera al buio

Sto parlando di quella speciale esperienza che è “Dialogo nel buio”.
Cos’è?!?Com'è?Cosa si fa!?Cosa succede?! Come si può descrivere l’ingresso in un mondo fatto di buio?Cosa si può raccontare di una mostra dove l’obiettivo è non vedere nulla?
Si descrive quanto è magico il nostro corpo, si descrive quanto sia speciale la nostra capacità di sopravvivenza.
A quante cose non prestiamo attenzione?Quante cose non “vediamo”, pur essendo dotati di vista?Quanti odori non sentiamo?Quante cose non tocchiamo perché tanto le possiamo vedere?Quanti piccoli suoni non sentiamo?
Cosa succede allora?Succede che, cambia la percezione e ti rendi conto che ti manca un elemento, ti rendi conto che se non vedi, hai bisogno di toccare, toccare quello che ti circonda, toccare chi ti circonda per sentirti rassicurato, hai bisogno di sentire gli odori, hai bisogno di capire che odore hanno le cose, il mare, il giardino oppure una casa, bisogna ascoltare, sentire davvero, riconoscere le voci di chi ci sta intorno, i rumori, i suoni e soprattutto il silenzio. Ed ecco che escono tutte quelle lezioni di teatro, le lezioni da clown, dove ho sempre sentito parlare di ascolto, che cos’è l’ascolto?Una mia insegnante diceva ”Chiudi gli occhi e immagina di essere un grande orecchio e ascolta, ascoltati, ascolta gli altri e ascolta quello che ti succede, ascolta non solo con le orecchie, ascolta con le mani, con le braccia, con le gambe, con il corpo e soprattutto ascolta con il cuore”.
Così ho fatto, sono entrata in quel lungo corridoio nero, sapendo che ero li non per vedere, ma per ascoltare, ascoltare me stessa.Come reagirò? Cosa succederà in me? Cosa succederà intorno a me?
Alla fine del corridoio, niente più luce, solo buio, buio pesto, ho sentito i miei occhi adattarsi a quell’oscurità, all’improvviso ecco una voce, la voce che ci avrebbe accompagnato per tutto il percorso, era la voce di Matteo, lui in quell’oscurità ci vive, in quell’oscurità è abituato a muoversi, per lui questo non è un posto diverso da tanti altri.
Matteo è gentile, sente che siamo disorientati, lo sa, ci sta vicino, ci prendere per mano, incominciamo a dire il nostro nome,e così in un secondo diventiamo suoni, non più immagini, i miei amici diventano delle voci, sentirò all’infinito quei nomi, tutte le volte che incrocerò qualcuno, tutte le volte in cui per sbaglio andrò addosso a qualcuno.Matteo incomincia a guidarci allora attraverso i vari luoghi, luoghi di vita reale, ricostruiti nei minimi dettagli, e allora iniziamo dal parco, poi è il momento della barca, della casa, della città ed infine del bar, un bar vero, con tanto di barista sudamericano.
Alla fine del percorso Matteo ci chiederà le nostre sensazioni, siamo senza parole, cerchiamo ancora di capire cosa ci è successo, come ci sentiamo e che cosa stiamo provando, non sappiamo tramutare tutto questo in semplici parole, ci avviciniamo all’uscita, ma quanto è passato, il tempo è volato, mi sembrano sia trascorsi 5 minuti e invece siamo li da più di un’ora.
Attraversiamo una serie di tende, il nostro occhio deve riabituarsi alla luce, così piano piano passiamo da buio totale, alla penombra, alla luce. Finalmente Matteo diventa er noi anche un’immagine, noi invece per lui noi rimaniamo solo delle voci, per lui non ci sono tende, non c’è la penombra e non c’è la luce, rimango senza parole ancora una volta. Matteo mi abbraccia e io lo ringrazio, è un abbraccio sincero, è un grazie per averci aperto il suo mondo, per averci mostrato com’è la sua vita, quali sono le difficoltà della sua condizione e quali emozioni allo stesso tempo si possono provare.
Usciamo da quest’avventura tutti un po’ pensierosi, è incredibile come questa esperienza ci abbia disorientato e allo stesso tempo abbia lasciato ad a tutti noi qualcosa su cui riflettere.Ringrazio i miei compagni di avventura: Dario, Arianna, Federica e Angela sono contenta di aver vissuto questa esperienza unica con loro e ringrazio soprattutto Matteo, una persona davvero, davvero speciale..

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